Spiegando le vele… su inferni, purgatori e paradisi. Stefano Rizzi si racconta
Ottobre 4, 2014Cima da Conegliano, il poeta del paesaggio.
Ottobre 4, 2014In tempi come questi, dove l’avidità sta distruggendo il pianeta e nessuno sembra preoccuparsene più di tanto, la storia di una comunità che porta avanti un progetto di solidarietà nei confronti di una specie animale, finendo per cambiare le proprie abitudini a sostegno del suo habitat, non potrebbe essere più appropriato come il pezzo di copertina del numero ecologico di agosto e settembre di Dantemag.
La Permacultura, che tanto va di moda in questi tempi, è una filosofia di progettazione e ingegneria ecologica, che sviluppa ambienti eco sostenibili in cui esseri umani, animali e ambiente naturale sono in armonia tra loro. La gente di Fagagna ha messo in pratica questa complessa filosofia come risposta spontanea a un bisogno naturale sentito e questo rende loro ancora più onore.
Il tutto nasce dalla storia seguente, che nonostante sappia di fiabesco, ci fa capire come a volte la vita ci riservi sempre delle piacevoli sorprese.
Una giovane coppia di cicogne, sentendo la fine dell’inverno sulle coste africane, decise di iniziare il viaggio di ritorno verso l’Europa del Nord, seguendo le rotte dei loro antenati.
Così, alla prima corrente termica disponibile, presero il volo. Dopo giorni di viaggio, quasi giunte a destinazione, le due cicogne decisero di fermarsi per rifocillarsi prima di intraprendere l’ultima tappa del loro peregrinare. Atterrarono quindi su una zona agreste che sembrava essere perfetta per la ricerca di rane, pesci o qualche piccolo roditore che potesse calmare il loro appetito.
Una volta a terra, come qualsiasi giovane coppia di innamorati, cominciarono a giocare e scherzare tra loro. Erano felici, sentivano che il mondo era fatto solo per loro e da lì a poco avrebbero iniziato la loro prima famiglia.
Il sole volgeva al tramonto, così decisero di passare la notte sul camino di una vecchia filanda abbandonata, il posto che sentivano più sicuro; nessuno lassù avrebbe potuto disturbarli.
Era il 1989 e il momento in cui ha inizio la nostra vera storia.
Gli abitanti di Dignano, un piccolo paese del Friuli, notarono subito la coppia di cicogne appollaiate in cima al camino della vecchia filanda. “Che si siano perdute dal gruppo?” Mormorava la gente, incuriosita. Alcuni organizzarono subito un gruppo per proteggere la giovane coppia da malintenzionati e cominciarono a monitorare il comportamento dei due uccelli. La felicità dei cittadini raggiunse l’apice quando videro che la coppia iniziò a portare dei ramoscelli sul camino – un chiaro segno che le cicogne stavano costruendo un nido.
Ricerche negli archivi della biblioteca di Udine fecero scoprire che nei secoli passati la zona era meta abituale per le cicogne e che alcune pure nidificassero, ma evidentemente l’industrializzazione dell’area aveva portato alla loro scomparsa. Ma eccole tornate, e gli abitanti di Dignano fecero di tutto e di più per mantenere un ambiente accogliente per i giovani uccelli.
Ci vollero circa venti giorni perché le cicogne finissero il nido.
“Guarda, le cicogne hanno messo il cappello al camino!”, Scherzavano i ragazzini del paese additando il nido.
Gli uccelli furono messi sotto costante osservazione, il nido veniva pure sorvolato a distanza con degli alianti, cosi da seguire il più vicino possibile il progresso della coppia. Quando due uova furono avvistate e la femmina cominciò a covare, i voli furono interrotti per non disturbarli.
Come sempre accade nelle favole, purtroppo, il dramma è dietro l’angolo, e nel bel mezzo del periodo di cova il maschio improvvisamente scomparve. La ragione non si comprese, sta di fatto che la femmina rimase sola, ma continuò imperterrita la cova nonostante tutto. Dal basso. La gente del villaggio seguiva con trepidazione le vicende della povera cicogna superstite, soprattutto durante i forti temporali estivi che dalla forza avrebbero potuto spazzare via l’intero nido. La futura mamma, però, rimase immobile nonostante le intemperie e un bel giorno s’intravvide una testolina fare capolino sotto mamma cicogna.
La gente del villaggio ricorda ancora l’euforia di quel momento. Perfino i giornali locali riportarono la vicenda, e tra la gente dei paesi limitrofi cominciò un vero e proprio pellegrinaggio per vedere il nuovo nato. “E ‘stata una cosa che` non dimenticherò mai “, mi disse un’anziana signora che prendeva il caffè al bar. “Altro che royal baby!”. “In quel momento ci siamo sentiti come se fossimo degli eletti”, aggiunsero altri clienti, scherzando.
Forse fu la troppa attenzione o lo stress per aver portato a termine la cova tutta sola, ma dopo un paio di giorni anche la giovane madre se ne andò, abbandonando il pulcino neonato e un altro uovo non ancora schiuso.
Vista la mal parata, la gente di Dignano non lasciò spazio alla delusione, ma organizzò immediatamente un’opera di salvataggio. Con l’aiuto di un ornitologo locale, sostituirono la madre con una chioccia e riuscirono a farlo schiudere.
Entrambi i pulcini furono allevati con attenzione particolare. Grazie ad un’alimentazione attentamente selezionata, i due piccoli erano cresciuti forti e belli e, dopo due mesi circa, davano segni di voler cominciare ad alzarsi in volo. La recinzione costruita per loro non era abbastanza grande da consentirgli di spiccare il volo e questo limitava non poco la possibilità di restituirli alla natura, poiché era indispensabile che imparassero a volare correttamente. L’unica opzione disponibile sembrava essere quella di spostarli in un’oasi protetta dove ci fossero altri esemplari di cicogne, ma gli abitanti di Dignano non erano molto favorevoli a questa soluzione. “Perché metterli in gabbia? Non possiamo tenerli liberi da queste parti?” Suggerirono alcuni. ” E se li reintroducessimo qui in zona, liberi di andare e venire?” Suggerirono altri. Molti, nel villaggio, supportavano questa idea. Ma come trovare gli spazi giusti? Fagagna, un villaggio a circa 5 km da Dignano, era la risposta.
Il reinserimento delle cicogne fornì un’occasione perfetta per riqualificare una zona abbandonata, dove cave di argilla in disuso avevano formato dei laghetti e si erano popolate di rare piante autoctone. Dopo aver studiato attentamente l’area interessata, apparve chiaro che sarebbe stato il luogo ideale per fare da dimora alle cicogne.
Il piano era di tenere gli uccelli in voliere giganti per tre anni – questo avrebbe cosi creato un attaccamento dei giovani volatili all’area dei laghetti, consentendo poi di lasciarle libere senza timore di fughe.
L’intero progetto fu spiegato con cura a tutti gli abitanti di Fagagna. Era cruciale, per la sopravvivenza degli uccelli, creare un ambiente accogliente in cui le cicogne potessero trovare la fonte di sostentamento naturale per loro e per i futuri pulcini. Solo in questo modo non sarebbero fuggite.
Il reinserimento delle cicogne fornì un’occasione perfetta per riqualificare una zona abbandonata, dove cave di argilla in disuso avevano formato dei laghetti e si erano popolate di rare piante autoctone. Dopo aver studiato attentamente l’area interessata, apparve chiaro che sarebbe stato il luogo ideale per fare da dimora alle cicogne.
Il piano era di tenere gli uccelli in voliere giganti per tre anni – questo avrebbe cosi creato un attaccamento dei giovani volatili all’area dei laghetti, consentendo poi di lasciarle libere senza timore di fughe.
L’intero progetto fu spiegato con cura a tutti gli abitanti di Fagagna. Era cruciale, per la sopravvivenza degli uccelli, creare un ambiente accogliente in cui le cicogne potessero trovare la fonte di sostentamento naturale per loro e per i futuri pulcini. Solo in questo modo non sarebbero fuggite.
I primi ospiti furono le cicogne di Dignano, seguite di lì a poco da altri esemplari donati da un centro di Pavia. Infine, cosi da evitare problemi di consanguineità, le cicogne presenti furono accoppiate con degli uccelli venuti dalla Svizzera.
Non ci volle molto agli abitanti di Fagagna, o Feagne come la chiamano in friulano, per vedere i loro sforzi premiati.
I primi a beneficiarne furono proprio gli agricoltori, poiché il cambio dei metodi di coltivazione favorì un aumento esponenziale della domanda dei loro prodotti caseari, ma non solo. I consumatori, infatti, avevano immediatamente notato la qualità dei prodotti di Fagagna, ben oltre gli standard della sola agricoltura biologica! La curiosità di vedere le cicogne, poi stava creando un passaparola che portava un enorme beneficio alle attività locali.
Fagagna è ormai ampiamente riconosciuta come uno dei borghi più belli d’Italia. La sua storia risale ai tempi dei Romani; “Feagne” si trova sull’antica via Concordia che collegava Aquileia, capitale militare dell’Impero Romano, al valico alpino che collegava l’Italia alle regioni del Nord-Europa. Dal Castello medievale di Villalta, guardando a sud verso il mare, si ha una vista mozzafiato sull’incantevole valle che a nord è protetta dalle austere Alpi Carniche.
Ma tutta l’intera area intorno Feagne è piena di posti da visitare – San Daniele (San Dênel), dove si produce il famoso prosciutto, si trova a soli 6 km di distanza e le tradizioni culinarie locali di tutta la zona sono ricche di prelibatezze. L’intera regione, il Friuli Venezia Giulia, è famosa per gli ottimi vini – il fruttato Friulano, il delicato Malvasia, il dolce Ramandolo, il super esclusivo Picolit, solo per citarne alcuni. Tra i rossi, lo Schioppettino e il Franconia sono due ottime alternative ai migliori vini italiani. Basta ricordare che la zona DOC del Collio inizia proprio intorno a Fagagna, e si sposta verso sud fino a Cividale, battezzato “Forum Julii” nientemeno che da Giulio Cesare nel 50 AC.
Ancora più a sud del Collio si trovano Cormons, famoso per i suoi vini, e il borgo medievale di Gorizia, che – come un’altra città europea, Berlino – è stato diviso in due dopo una disputa territoriale tra l’Italia e l’ex dittatore jugoslavo Tito per tutta la Guerra Fredda.
Se avete voglia di una nuotata, potrete proseguire ancora e raggiungere la splendida città di Trieste, con i suoi antichi caffè che dal Carso si affaccia sul golfo che tocca tre nazioni: Italia, Slovenia e Croazia. D’obbligo è menzionare i suoi castelli quello famoso di Miramare costruito da Massimiliano d’Austria, fratello dell’imperatore Austro-Ungarico, e quello più piccolo, forse meno conosciuto, ma incantevole, di Duino.
Presi dall’entusiasmo ci siamo forse spinti un po’ troppo lontano, sebbene da Fagagna, un giro dei villaggi sia d’obbligo, e debba per forza includere Spilimbergo (Spilimberc), che, oltre al suo castello del XII secolo, risiede anche la più antica scuola europea di mosaici. Udine (Udin), capoluogo della parte friulana della regione, con tutti i suoi bar e negozi che toccano belle piazze veneziane.
Salendo verso nord, invece, c’è Venzone (Vençon). Circondata da doppie mura ciclopiche che risalgono al XII secolo, è famosa per le sue mummie, che Napoleone volle a tutti costi vedere, dato che la loro conservazione non era dovuta a un intervento umano, ma piuttosto alle particolari condizioni climatiche naturali. Inoltre, Gemona (Glemone) è un’altra cittadina medievale da non perdere che divenne, insieme a Venzone, un esempio della ricostruzione e rinascita della zona dopo il devastante terremoto del 1976 che distrusse l’intera zona e fece più di 2000 vittime.
A pensarci, forse è stato proprio questo senso di rinascita che ha prevalso nella gente di Fagagna e dei paesi limitrofi quando hanno scelto di sostenere il progetto della reintroduzione della cicogna. Certo è che c’è voluto una buona dose di coraggio per cambiare le cose e riadattare usi e costumi di un intero paese a beneficio delle cicogne. Ma lo sforzo è stato ampiamente ripagato in termini di immagine e di benefici per le loro attività locali.
Senza tanti vanti e campagne mediatiche gli abitanti di Fagagna hanno messo in pratica i principi più elementari della permacultura prima ancora che questa fosse argomento chic di conversazione.
Negli ultimi dieci anni, dalle trenta coppie che risiedono nell’oasi, libere di girare per il paese, sono nate circa 150 cicogne, che sono state consegnate al mondo – tra cui anche le due che originariamente sono state fonte d’ispirazione del progetto..
“Non appena i pulcini nascono in libertà qui a Fagagna, viene messo loro un anello con dei codici personali. Dalla nidiata di tre o quattro pulcini, normalmente il più piccolo, che di solito è quello a maggior rischio di sopravvivenza, viene rimosso dal nido e cresciuto a mano. Poi, viene tenuto nell’oasi per tre anni, fino a quando non raggiunge la maturità. Successivamente, è normale che rimanga in zona, e anche se alcuni seguono le rotte migratorie e vanno a svernare in Africa ritornano spesso qui a nidificare” spiega Gianni Cinello, il presidente di Oasis.
Il codice che è loro dato non è solo utile per la raccolta d’informazioni, cosi da studiare le abitudini migratorie, ma anche per monitorare le loro malattie. Il centro è in constante contatto con altri centri in Europa. Cicogne dell’Oasis Quandris sono state trovate nidificare a Maribor, in Slovenia, in Austria, e persino nella lontana Polonia.
“Restituirli alla natura è il dono più prezioso che possiamo dare loro e il fatto che alcuni esemplari tornino qui a nidificare è la più grossa ricompensa che possiamo avere dal nostro lavoro”, aggiunge Cinello con un senso di orgoglio, apprezzando costantemente lo sforzo dei volontari, “ Senza di loro tutto questo non sarebbe possibile “.
Quella coppia di cicogne non avrebbe mai potuto prevedere quanto importante sia stata la loro venuta. Ma al di là dei fatti reali di questa storia, il risultato ottenuto è stato quello di ridarci la consapevolezza che uomini e animali possano convivere e beneficiare gli uni degli altri. Le tradizioni cosi ben radicate della vita agreste della gente di Feagne possono essere viste nel museo agricolo locale, “Cjase Cocèl”, un ambiente ideale che mostra ai visitatori come le persone, gli animali e l’ecosistema naturale siano ben intrecciati da queste parti.
Nel corso degli anni l’Oasi Quadris è diventata il più grande centro di ripopolamento per cicogne in Italia. E ora, forte del successo, il centro si è fatto carico di un’altra sfida: il salvataggio dell’Ibis nero. Con solo 2.000 esemplari rimasti al mondo, l’oasi si propone, usando gli stessi metodi utilizzati per le cicogne, di aumentare la popolazione degli Ibis. Di già, il numero è raddoppiato. Sembra che l’Ibis segua fedelmente il comportamento delle cicogne, producendo numerosi pulcini. Forse c’è qualcosa di vero nella leggenda che la cicogna porta i bambini, di sicuro sembra funzionare per l’Ibis!
Scherzi a parte, la gente di Feagne ha dimostrato che risultati si possono raggiungere con la determinazione e un progetto comune. Orgogliosamente indipendenti da altre organizzazioni simili – e determinati a rimanere tali – la manutenzione del sito che ospita gli uccelli è compiuta principalmente da volontari. Non si deve nemmeno pagare alcun biglietto per visitare il centro, nonostante le donazioni siano sempre benvenute! L’Oasis Quandris è aperta al pubblico solo nei fine settimana da aprile a fine ottobre, così gli uccelli coinvolti nel programma di ripopolamento non sono disturbati dai visitatori. Fuori stagione, è comunque possibile ammirare le cicogne libere volare o razzolare nei campi.
Questa storia è la prova che non c’è bisogno di un “archistar” che, costruendo qualche mostruosità, metta la tua città sulla mappa del mondo. Anzi, senza tanto spreco di denaro pubblico e con la sola volontà, si possono fare progetti che aiutano l’ambiente, e con questo noi stessi. E’ questo il messaggio che gli abitanti di questo piccolo paese sperduto nelle campagne friulane hanno inviato al mondo.
Siamo costantemente bombardati da nuove tendenze, nuove mode, ma al di là della commercializzazione effimera che sembra creare dei bisogni che non ci appartengono, ma che sono sponsorizzati nel nome del progresso, è mia convinzione che chi vuol fare tendenza è sempre un originale mai un seguace. Il mondo ha bisogno di un nuovo Rinascimento, un nuovo modo di pensare i destini di tutti gli abitanti del pianeta e non di alcuni a scapito di altri. Ecco perché l’esempio portato avanti con umiltà; e devozione dagli abitanti di Fagagna non poteva essere più perfetto per la copertina del numero etico, dedicato all’ambiente di Dantemag 2013. Dopotutto è dalle gocce che si formano gli oceani.
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Per saperne di più sull’Oasis visitare il loro sito: www.oasisdeiquadris.it
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