Quesadillas? Si grazie!
Gennaio 20, 2015“Mamma, papà compratemi il junk food?”
Gennaio 26, 2015In questo numero dedicato alle donne nella società, Massimo Gava, direttore di Dantemag, ha incontrato quest’eclettica donna che, oltre a far parte di un marchio di moda, con la Fondazione intitolata al padre ha la missione di far conoscere l’arte contemporanea in Italia.
di Massimo Gava
Beatrice Trussardi, appartiene ad una delle più prestigiose famiglie della moda italiana; è stata presidente e AD del famoso Gruppo Trussardi e nella sua intensa quotidianità annovera, tra i diversi impegni, la guida della Fondazione Nicola Trussardi che promuove con un approccio innovativo e dinamico l’ arte contemporanea in Italia. L’ho incontrata a Milano, nel ristorante della Fondazione a fianco del famoso Teatro La Scala
Da dove cominciamo ? – le chiedo
“Non lo so !” – risponde con un sorriso
Va bene, allora, perché non mi dice chi è la vera Beatrice Trussardi?
Beatrice esita un attimo prima di rispondermi, come se la mia domanda osasse un taglio troppo personale ma poi mi offre una sincera presentazione:
“Sono una creatrice di progetti in molti settori, che vanno dal mondo della moda all’arte e alla cultura, con particolare interesse alle responsabilità sociali ed ambientali.
Immagino che in un contesto prettamente italiano ci sia molto da fare!
“Si, e siamo molto contenti di fare la nostra parte.”
Ci può raccontare in cosa consiste l’attività del vostro museo nomade?
“In realtà non si tratta di un museo in senso proprio, è più un’agenzia che predispone ed organizza eventi culturali rivolti all’arte contemporanea. Tutto iniziò più di undici anni fa. Eravamo già soliti organizzare esposizioni d’arte alla Fondazione Trussardi ma sentivamo di dover ricercare una modalità diversa per far sì che gli italiani conoscessero di più l’arte contemporanea. Vede, in Italia, abbiamo chiaro cosa rappresenta il teatro contemporaneo, la musica e la letteratura contemporanea ma l’arte, nella mente degli italiani, è ancora associata al passato, a quel nostro incredibile patrimonio d’ antichità con il quale siamo cresciuti e che il mondo da sempre ci ammira.”
Quindi vi siete proposti l’ idea di aggiornare la percezione dell’arte negli italiani?
“L’arte contemporanea a nostro avviso non aveva una corretta visibilità e abbiamo voluto colmare questa lacuna. Con Massimiliano Gioni, il nostro direttore artistico, si è deciso di arrivare al pubblico proponendo delle mostre come fossero degli eventi unici. Così la conoscenza di un’artista viene offerta esponendo le sue opere in diversi luoghi, esterni alle logiche tradizionali dei musei. Cambiando ogni volta la location, si portano i visitatori a riscoprire contestualmente quei siti cittadini ormai dimenticati ridando loro luce con un evento artistico. L’ intenzione è di collegare la storia di questi bellissimi spazi urbani con una visione contemporanea che viene dalle opere d’ arte esposte. Ecco perché siamo un museo nomade perché portiamo l’arte al di fuori degli spazi espositivi tradizionali o dalle Gallerie, spostiamo la relazione con il visitatore e al contempo reinventiamo la città.”
Pensate di esportare questo concetto anche al di fuori di Milano ?
“In un certo senso è già stato fatto. Sia che commissioniamo un nuovo allestimento o che includiamo un nuovo pezzo nella retrospettiva, gli artisti, che abbiamo finanziato, mantengono la piena libertà di vendere la loro opera ad un museo, ad una galleria privata o di portarla in giro per il mondo, ecco che facilmente finisce fuori Milano.”
Con quale criterio selezionate i vostri artisti?
“Prima selezioniamo il contesto ambientale e poi Massimiliano ne abbina l’artista”
Non è difficile combinare le due cose?
“Fa parte della sfida!”- risponde con un sorriso – “Lavorare con personalità creative è esaltante, qualche volta avanzano richieste un po’ troppo stravaganti ma il nostro staff è bravo a tenere sotto controllo tutti i loro eccessi! Quello che vogliamo per i nostri artisti è che abbiano l’opportunità di essere conosciuti in Italia.
Siete anche promotori di nuovi talenti?
“Non cerchiamo attivamente nuovi talenti perché questo è un lavoro diverso; la maggior parte degli artisti che proponiamo ha già avuto riconoscimenti a livello internazionale, in biennali o altri eventi di arte contemporanea.”
Lei fa parte di una delle maggiori case di moda italiane, che cos’e il Made in Italy in questo momento?
“Quello che e’ sempre stato, sinonimo della creatività italiana e del copyright italiano. Il vero marchio Made in Italy è referente di una creazione concepita qui in Italia.”
La preoccupa il fatto che molti marchi italiani vengano acquistati da aziende straniere?
“Il problema non è tanto che i marchi italiani siano venduti ad aziende straniere – questa è una scelta puramente imprenditoriale – preoccupa il fatto che noi italiani siamo incapaci di fare gruppo, per condividere le risorse ed aiutarci a vicenda nel raggiungere ulteriori quote di mercato. Purtroppo la nostra innata tradizione individualista ha valore per certe cose ma non per altre. Spero solo che con le nuove generazioni questa mentalità possa cambiare e si possa riuscire in quest’impresa.”
E’ stato detto che il 20° secolo era il tempo dell’ apparire mentre e il 21° dovrebbe essere il tempo dell’essere, secondo lei, dove siamo?
“Penso che siamo nel mezzo”
Come madre, cosa insegna Beatrice Trussardi ai suoi bambini?
“ Insegno loro ad essere curiosi nella vita e mi preoccupo per le loro necessità, come farebbe ogni madre. Li educo a capire che esistono dei limiti perché penso sia importante che crescano con questa consapevolezza”.
Era il 2003 quando Beatrice Trussardi, poco più che trentenne, dopo l’improvvisa scomparsa del padre Nicola e del fratello Francesco, prese il comando dell’azienda di famiglia, fondata dal bisnonno Dante nel 1911. Oltre ad un talento per gli affari, ciò che affascina di Beatrice Trussardi è la capacità di trasformare la sua curiosità in progetti che poi offre al pubblico in modo innovativo. Sia con il museo nomade o con qualsiasi altra iniziativa che la vede partecipe, Beatrice Trussardi è una protagonista unica sulla scena internazionale. Ruolo riconosciutole anche dai diversi premi che le istituzioni straniere le hanno conferito per il suo sostegno, a quei progetti, che sviluppano una coscienza etica sugli effetti della modernizzazione e sul ruolo che la donna riveste nella società contemporanea.