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Gennaio 30, 2015Nel Regno unito la British Heart Foundation fà appello alle Istituzioni contro il dilagare della pubblicità dei “cibi spazzatura” che condizionano il regime alimentare dei bambini.
Come ogni anno la Fondazione britannica per le malattie cardiovascolari dedica il mese di febbraio alla prevenzione delle patologie cardiache e pubblica oggi i risultati di un sondaggio che evidenzia l’ abuso mediatico delle promozioni di cibi a scarso valore nutrizionale .
Nel Regno Unito, precisamente nel Galles, la BHF ha intervistato più di 2.100 genitori con figli di età dai 4 ai 16 anni ed ha rilevato che oltre il 44% si sente pressato dalle loro richieste di poter mangiare il cibo pubblicizzato in TV.
Se da un lato i figli fanno richieste sbagliate, dall’altro, i genitori rispondono orientandoli nelle scelte. I dati raccolti però mettono in luce un altro effetto negativo di queste promozioni ; sette genitori su dieci ( 72%), a causa della pubblicità in TV hanno notevoli difficoltà nell’ indurre i propri figli a seguire un regime alimentare sano.
Secondo la Fondazione britannica per le malattie cardiovascolari questo sondaggio evidenzia l’urgente necessità di rivedere il sistema di regolamentazione della pubblicità, così da colmare quel vuoto legislativo, che permette alle industrie alimentari di pubblicizzare i loro prodotti di scarso valore nutritivo sia in TV che online.
Un terzo dei bambini del Galles, oggi è considerato sovrappeso. Un bambino obeso ha una probabilità molto alta di diventare un adulto obeso con conseguente predisposizione al rischio di malattie cardio-circolatorie, ictus ed alcuni tipi di cancro.
Una ricerca separata, effettuata dall’Istituto di regolamentazione dei programmi televisivi ( Ofcom) ha confermato che la pubblicità televisiva può avere un impatto significativo sulle preferenze comportamentali ed alimentari nei più giovani e, particolarmente, nei bambini perché non sono capaci di distinguere fra la pubblicità e gli spettacoli.
La BHF ha quindi invitato il governo britannico ad introdurre restrizioni più severe nelle pubblicità di cibi a scarso valore nutritivo perlomeno nelle trasmissioni prima delle ore 21, in modo da incoraggiare i bambini a scelte alimentari più idonee.
Mike Hobday, Direttore della British Hearth Foundation dice: “Le regolamentazioni della pubblicità online ed in televisione sono poco efficaci. Questi vuoti legislativi, portano milioni di bambini ad essere vittime quotidiane di tecniche di marketing espressamente disegnate per invogliarli ad abitudini alimentari dannose per il loro crescere sani.
Quello constatato in questa ricerca evidenzia che il cibo “spazzatura” ha un impatto dannoso sul comportamento dei nostri ragazzi e vanifica lo sforzo dei genitori nel far capire ai figli l’ importanza di una alimentazione genuina.
Non possiamo permettere che l’industria alimentare continui a sfruttare la mancanza di normativa in merito a scapito delle salute dei più piccoli. Il governo deve agire ora per aiutare questi bambini a difendersi in futuro contro le malattie cardiovascolari”
Noi in Italia, abbiamo fortunatamente una chiara regolamentazione (decreto legislativo 206/2005 ) contro la pubblicità ingannevole, contro cioè quei messaggi idonei ad indurre in errore le persone fisiche o giuridiche alle quali è rivolta. Abbiamo anche un Codice dell’Autodisciplina Pubblicitaria Italiana (C.A.P.), un Comitato di Controllo e del Giurì che ha il potere di ordinare la cessazione della campagna pubblicitaria contro il quale non è previsto appello. L’ AGCM Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato,l’ente che controlla i casi di pubblicità ingannevole. Abbiamo Organismi ed Associazioni (che fanno capo a sindacati,istituzioni, associazioni di categorie) sparse sul territorio nazionale preposte alla tutela dei consumatori.
Insomma siamo ben attrezzati per essere difesi dai condizionamenti, più o meno occulti, dei media … ma funzionano davvero? Secondo i dati 2014 ISTAT- Unicef del Ministero della Salute, il 26,9% dei ragazzi italiani dai 6 ai 17 anni è in eccesso di peso, quelli dai 6 ai 10 anni toccano il 37% ; vantiamo uno dei più alti tassi di obesità infantile fra i paesi occidentali, secondo solo a quello degli Stati Uniti. Tutte queste autorità preposte sembrano servire più a se stesse che allo scopo per il quale sono nate. Vedendo che i casi di bambini in sovrappeso stanno aumentando anche nel nostro paese, magari, una riflessione sarebbe il caso di farla.