Aglio e vecchi merletti
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Dicembre 5, 2015Edwin Cameron, giudice della Suprema Corte d’Appello in Sud Africa, è l ‘unica persona a ricoprire una carica pubblica che abbia dichiarato apertamente di essere siero positivo. Nel suo libro Witness to AIDS (Testimoniando l’ Aids) racconta la sua esperienza e la lotta che milioni di africani devono fare per ottenere le cure.
Di Massimo Gava
MG: Lei e’ la sola persona di spicco che ufficialmente ha dichiarato di convivere con AIDS in Sud Africa. Dopo questo e la pubblicazione del suo libro, che percezione ha la gente sulla situazione dell’ AIDS ?
EC:
Sono passati più di 12 anni da quella mia dichiarazione e da allora ci sono stati enormi progressi nella cura della malattia ma, stranamente, nessuna personalità pubblica in Africa ha avuto il coraggio di parlarne apertamente. Questo, ben inteso, accade anche fuori del mio paese e forse è correlato al fatto che l’HIV è una malattia che si trasmette anche per via sessuale.
MG: Nel suo libro lei scrive che la ragione primaria che rendeva difficile la cura per l’ HIV, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, era il costo dei farmaci perché il prezzo imposto dalle case farmaceutiche era troppo alto. Come si è arrivati al punto che la classe politica ha perso il contatto con la realtà permettendo alle compagnie farmaceutiche di speculare sulle stesse persone che sono i suoi elettori?
EC:
Forse c’è chi approfitta della situazione ma, di contro, c’è anche una gran forza nell’attivismo. E la storia dell’ AIDS ne è la piena dimostrazione. Quando nel 1997 ho iniziato la terapia retro-virale questa terapia se la potevano permettere solo più ricchi . Ora, oltre 1 milione di sud africani riceve le cure con l’ assistenza sanitaria e questo è un successo incredibile. Adesso il problema più grosso è quello di avere un sistema sanitario adeguato e una classe politica adeguata. Ma per quanto riguarda i costi abbiamo sicuramente vinto.
MG: C’è una legge in Sud Africa che persegue chi che volontariamente infetta altri con l’ HIV?
EC:
Ho combattuto a lungo contro una legge simile perché potrebbe creare dei problemi a chi soffre di questa malattia visto lo stigma che già possiede. Nonostante possa servire a proteggere le donne in quanto vittime di compagni mariti che abusano di loro, può diventare un’ arma a doppio taglio ed essere usata contro loro stesse. In Sud africa abbiamo resistito contro questa legge perché riteniamo di avere già un legge anticrimine che possa includere casi come questo.
MG: Quanto crede che i gruppi religiosi siano stati direttamente responsabili delle epidemia di Aids in Africa?
EC:
La religione ha giocato un ruolo negativo nella prevenzione dell’epidemia che si è propagata nel continente africano, responsabili sono sopratutto quelli che si opponevano all’ uso del profilattico e continuavano a denunciare i gruppi gay, i soggetti più vulnerabili nella società africana.
MG: Lei ha detto che il passato coloniale e il bigottismo razzista hanno creato la piaga dell’ AIDS in Africa. Com’ è la situazione ora?
EC:
Da quando il presidente Mbeki nel 2007 ha lasciato l’incarico si è sancita la fine dell’ oscurantismo e con l’arrivo del nuovo ministro della salute Aaron Motsoaledi, un medico con esperienza diretta nelle zone rurali del Sud Africa, le cose sono cambiate. Anche il nostro attuale presidente Zuma ha parlato apertamente della malattia e cosi si è iniziato ad affrontare il problema della discriminazione e avviato un programma di trattamento sanitario.
MG: Nel suo libro lei dice che “l oppressione razziale e la subordinazione sono le conseguenze dell’ insediamento coloniale in Africa ed è quello che la gente del Sud Africa tutt’ora non riesce a sradicare. Fingere che non ci sia più pare essere quindi la soluzione più accettabile “ Che cosa bisognerebbe fare per cambiare questa situazione?
EC:
Il problema del razzismo sta lentamente svanendo. In Sud Africa abbiamo ormai il 52% della classe media di colore ma il Sud Africa rimane uno dei paesi dove la disuguaglianza è ancora un problema. Io credo però che solo implementando lo Stato di diritto con leggi adeguate si aprirà una via migliore per la prosperità e la dignità umana, sopratutto visto che la costituzione sud -africana parla anche di diritti socio-economici basilari. Questo significa che il governo ha il dovere di provvedere con sussidi minimi alla sopravvivenza della persona e le corti giudiziarie devono vigilare sul buon operato del governo affinché questo avvenga.
MG: Lei ha scritto, non sono un virologo, non un demografo, un sociologo o un epidemiologo e neppure uno studioso del carattere umano ma esprimo il mio punto di vista. Qual’è il suo punto di vista generale sullo stato corrente del Sud Africa?
EC:
Sono molto preoccupato per l’ alto livello di criminalità, preoccupato per l’ incremento della corruzione. Comunque resto sempre cautamente ottimista. Credo che il Sud Africa abbia abbastanza gente preparata e laboriosa e che molti abbiano una forte dedizione per far funzionare e crescere economicamente questo Paese e trasformarlo in una democrazia fiorente.
MG: lei crede che le disparità tra ricco e povero si siano attenuate dalla fine dell’ apartheid?
EC:
La forbice della distribuzione di ricchezza si è positivamente modificata, perlomeno non è più una questione di razza ma di classe sociale.
MG: Come si può tenere insieme una nazione come il Sud Africa che ha 11 lingue ufficiali e 52 gruppi etnici?
EC:
Durante il periodo dell’apartheid in Sud Africa la diversità del colore delle pelle, i gruppi etnici, le lingue, l’orientamento sessuale e i diversi archetipi culturali erano le ragioni per la discriminazione e l’ ingiustizia. Ora, grazie a questa costituzione democratica, le nostre differenze sono la nostra forza.
MG: Il Sud Africa nonostante abbia fatto una pacifiche transizione dalla fine dell’ apartheid ha il più alto tasso di criminalità nel mondo, cosa si può fare per portarlo sotto controllo?
EC:
Una serie di cose ci aiuterebbe a farlo. Una sarebbe avere un efficiente corpo di polizia che non fosse corrotto e purtroppo non lo abbiamo. Un altro rimedio potrebbe essere l’avere una cultura di denuncia del crimine sopratutto verso i criminali violenti invece di dargli aiuto e protezione. Neanche questo abbiamo. Entrambe queste cose hanno bisogno di una leadership che abbia integrità morale e determinazione, fino a quando questo non si realizzerà sarà difficile cambiare la situazione.
MG: Lei ha lottato per i diritti dei poveri, condiviso le stesse esperienze e affrontato ostacoli personali per raggiungere uno delle più alte cariche del paese. Che consiglio darebbe ad un giovane che sta cercando una propria strada?
EC:
Gli suggerirei di lavorare molto e focalizzarsi sulla sua scelta. Ma le mie esperienze di vita mi hanno insegnato che questo non e’ abbastanza. Io sono stato un ragazzo lavoratore, molto determinato e ambizioso. Quello che mi ha reso possibile uscire da una situazione famigliare difficile, sono state le opportunità sociali, che come ragazzo bianco in quel periodo, sono riuscito ad ottenere. Per questo credo fermamente nella necessità di creare delle pari opportunità per le nuove generazioni.
MG: Nel passato lei ha detto:“io parlo , devo a parlare, la mia vita mi impone di parlare”, quando ha ancora da dire?
EC:
Ci sono ancora molte disparità ed ingiustizie in Sud Africa e nel continente africano in ambiti come educazione, sanità e per i bisogni basilari della vita quotidiana. Spero di avere più tempo per parlare di questo. Mi piace essere un giudice, le sfide sono interessanti. Comunque non sono solo un giudice, sono un uomo che convive con l’ AIDS ed ho pensato che non potevo solo starmene a guardare. Ho la voce e l’energia per parlare e l Africa ed il Sud Africa mi hanno dato l’ opportunità per farlo.
‘Witness To AIDS’ è pubblicato in Inghilterra da IB Taurus.