La bellezza naturale di Miss Italia
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Novembre 28, 2016L’uomo che sussurra agli animali. La seconda possibilità dei disabili vive in Italia e si chiama Alessandro.
“Dovremmo essere tutti come loro. Quando esco con un cane con il carrellino, la gente si gira impietosita. Il cane invece se ne frega della disabilità, guarda la persona come a dire “embè?!” e continua a scodinzolare contento. Il carrellino è un problema nostro, non loro. Abbiamo solo da imparare, per come affrontano la vita”.
Alessandro Ortolan è l’uomo che sussurra agli animali, soprattutto disabili. Ha un’empatia che gli viene da lontano: quando aveva due anni, ogni giorno, voleva andare a guardare le “moe”, le mucche. Solo allora, era contento. E’ cresciuto con il sogno di diventare veterinario, ma le vicissitudini della vita l’hanno portato ad aprire un vivaio. Fino alla svolta. Il corso per guardia zoofila lo porta a conoscere il mondo dei carrellini per animali disabili. Inizia come “aiutante”, proprio lui, che non sapeva nemmeno prendere in mano un cacciavite. Ci vuole poco tempo per capire che può aiutare i suoi tanto amati quattrozampe anche così. Anzi, proprio così.
“Quando cerco di aiutarli, “sento” come loro, soffro come loro. Sono un cane, un gatto, una capretta, una nutria. Lascio il mio lato umano perché se vuoi veramente aiutare un animale, non puoi pensare di umanizzare lui e di conseguenza agire. Devi essere tu che diventi come lui, allora tutto è semplice. Noi umani abbiamo un problema: non ci rendiamo conto, o meglio non sappiamo, che abbiamo uno 0,00000001 di differenza da loro, tutto il resto è uguale, siamo la stessa specie, mammiferi, in sostanza uguali e identici. I miglioramenti arrivano perché trasferisco le loro sensazioni su di me. Nel momento in cui arrivi a far questo, è immediato capire se stai facendo bene o male. Molti professionisti indicano di mettere una fascia sotto la pancia e di portare così in giro l’animale. Ora vi sfido a distendervi a pancia in giù sullo schienale di una panchina, tenendo sollevate le gambe e scaricando il peso: ditemi quanti secondi riuscite a resistere prima che vi prendano dei dolori addominali incredibili. Io la prova l’ho fatta, devi alzarti per forza perché ti sembra di morire. Come posso prendere un pastore tedesco di quarantacinque chili per la pancia e pensare di farlo camminare per un chilometro? Se è una femmina, schiaccio l’intestino contro la colonna vertebrale, scaricando tutto il peso del cane in un posto che non è stato creato per reggerlo, non per niente le prime vertebre lombari sono quelle che si rompono in caso di incidente. Se è un maschio, schiaccio anche l’uretra”.
Trevisano, 51 anni, Alessandro è capace di macinare migliaia di chilometri il giorno per andare di persona a prendere le misure del carrellino, che dev’essere tarato sull’animale che ne farà uso. Un impegno quotidiano e costante che, quando ne parla, gli fa brillare gli occhi di emozione. Il suo primo carrellino va a un cane il cui nome è tutto un programma, Lazzaro. Ed è ad aprile 2011 che Lazzaro resuscita. Letteralmente.
Da quel giorno, Alessandro ha già costruito qualche migliaio di carrellini, per altrettanti animali restituiti alla vita. Sul retro del suo furgone c’è una scritta: “La mia seconda possibilità”. Dice tutto. E’ un inno alla rinascita, alla faccia di chi pensa sia più semplice far sopprimere un cane, o un gatto o un animale qualsiasi, magari solo perché ha problemi alle anche e in futuro potrebbe peggiorare. “Se tuo padre o tua madre hanno problemi alle gambe dai loro le stampelle o li abbatti? Ai nostri piccoli amici va riservato lo stesso rispetto, sono esseri viventi e senzienti. Hanno lo stesso nostro diritto alla vita”.
Quella di Alessandro è una battaglia contro chi non accetta la disabilità ma anche contro alcuni addetti al settore: “La verità? Ancora oggi molti, forse troppi, consigliano in modo superficiale di abbattere il proprio amico peloso. E quando non lo abbattono, trovano soluzioni che possono far più male che bene. A volte si aspetta molto tempo prima di passare al carrellino, con sofferenze che si potrebbero evitare però “il mio veterinario ha detto che non posso passare al carrellino finché il cane non si inferma” Stiamo scherzando?
Perché il carrellino dovrebbe farmi infermare? Se ho un problema alle anche faccio cyclette, rinforzando le fasce muscolari aiuto le mie ossa e non incido sulle articolazioni scaricandovi il mio peso. Per gli animali è la stessa cosa. Sul carrellino i muscoli ritrovano tonicità, il cane torna a vivere fisicamente ed emotivamente una vita normale”.
Nello specifico, per i cani, i suoi carrellini sono destinati al 50 per cento a incidentati, e per l’altro 50 a cani con problematiche fisiche. Per vocazione, hanno un costo inferiore al valore di mercato: “Bisogna aiutare tutti, animali e compagni umani in difficoltà, per questo noi cerchiamo di contenere al massimo i costi”.
L’amore non ha confini, se non mentali, ed è così che “I Carrellini del Mago” hanno ormai attraversato l’oceano, arrivando fino in Argentina e prossimamente anche in Honduras. E per chi è più sfortunato? A fianco alla ditta, c’è l’associazione “Carrellini Disabili”, nata per aiutare i più bisognosi, soprattutto economicamente. Un progetto che si basa sul crowfounding di tanti generosi donatori con cui è possibile pagare il materiale per confezionare il carrellino.
Tra i tanti successi di Alessandro e dei suoi sostenitori ci sono cani, gatti, Mariah la nutria che vive a Pavia, già al suo terzo carrellino perché nel frattempo è cresciuta, caprette, caproni e perfino un piccolo riccio. Basta che abbiano quattro zampe.
Nella sua pagina Facebook arrivano tanti messaggi: “Salve Alessandro, le scrivo per ringraziarla a nome e di Peggy che finalmente può tornare a muoversi tranquillamente! Da subito ha iniziato a correre (cosa molto strana per un carlino) e la signora era incredula, anche per quanto sia esteticamente bello il carrellino e per come sia curato, leggero e maneggevole! Grazie mille ancora” oppure “Da tempo non lo vedevamo cosi felice. Grazie infinite per questa nuova vita a due ruote. Rolli ti manda tante leccatine. A presto”.
Ma non finisce qui. Perché un sogno è tale se riempie il cuore ogni giorno: è così che, da Alessandro e Nicoletta Cisventi, a settembre 2014 nasce “Il Fagiolo di Piccolo e Gina”, una vera e propria Casa Famiglia dove gli animali vivono curati e accolti come se vivessero in casa, pronti a essere adottati, dopo un periodo di affiancamento con i potenziali “genitori”, per lasciare spazio ad altre creature.
E’ qui che l’anima di Alessandro sorvola veloce le praterie dei miracoli: spesso e volentieri lo si vede partire per andare a portare in salvo una creatura che, a detta dei più, sembra irrecuperabile. Quando poi la vedi scodinzolare felice capisci come basterebbe veramente poco per fare la differenza. Quella che, per ora, porta un nome e un cognome: Alessandro Ortolan. Al “Fagiolo di Piccolo e Gina” non ci sono gabbie, bensì lettini per bambini, i cani sono seguiti H24 come se fossero all’asilo. Se un cane abbaia ci si alza a qualsiasi ora per vedere che succede, se si sporcano sono subito lavati. Ma, soprattutto, non sono mai soli.
C’è anche la possibilità di vivere quest’esperienza nelle stanze sopra “Il Fagiolo”, dove si può alloggiare gratuitamente lasciando magari una piccola offerta.
I cani “abili” e disabili convivono serenamente in attesa di trovare una casa tutta per loro: ci sono cani ciechi, sordi, una quindicina con il carrellino, sei o sette sani tra cui una cagnolina salvata da una Perrera spagnola, per arrivare in questo periodo a 32 cani. Ma quello che colpisce è la gioia, che ti entra dentro. Come dice Alessandro “Loro se ne fregano di essere disabili, hanno una vitalità incredibile, hanno qualcosa in più, che forse viene dal sapere di averla scampata, chissà. Salvando i 15 cani disabili del “Fagiolo” non ho salvato il mondo, però spero di riuscire a far accettare, attraverso la loro disabilità, anche quella umana. Mi piacerebbe che i bambini delle scuole venissero da noi per capire che un disabile non va compatito, ma amato e trattato come pari. I cani hanno due necessità: mangiare e marcare il territorio. Date queste due opportunità, il cane se ne frega del carrellino. Però non mi basta. Alle manifestazioni, quando vedo adulti e bambini in sedia a rotelle, vorrei vedere anche un cane. Ho un sogno: impariamo da loro. Un disabile umano vive la sua condizione come specchio della società che lo circonda, dove devi essere bello e perfetto. Il cane ti dimostra che lo stupido sei tu, la disabilità è solo nella nostra testa”.
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