A 50 ANNI CAMBIO VITA: LA SFIDA DI ALESSANDRA SCANFERLA
Novembre 3, 2017Lusso, opulenza e … immortalità
Novembre 12, 2017La vendemmia si è ormai conclusa, il Prosecco è già nella fase finale di fermentazione, ed Anita Herbertson ci parla dell’ annata 2017 che prevede ottima, anche se in minor quantità rispetto al 2016 a causa della grandine che ha colpito alcune zone agli inizi dell’ Estate.
La sera dell’11 Novembre si festeggia San Martino con castagne e vino e lo si fa tradizionalmente con il vino nuovo, ma quale e soprattutto di che marca?
Potremmo aprire un dibattito con la gente del luogo, cosa che accade regolarmente quando si parla di eccellenza gourmet Italiana che fa del prodotto a chilometro zero, non solo una differenza ma anche un vanto.
Andando però per le diverse cantine a degustare i vini, ci si rende conto di quanto lavoro ci sia dietro un ottimo calice di Prosecco.
La passione unita ad un profondo senso del lavoro e al rispetto della terra, sono fondamentali per chi svolge questo affascinante lavoro di produzione vinicola.
Ricordo ancora l’emozione nelle parole del Sig. Giovanni quando la prima volta ci ha fatto vedere il processo di produzione del Prosecco DOCG. I suoi racconti ci riportano indietro di cinquant’anni quando il nonno Antonio acquistò un ettaro di terreno proprio nel cuore dell’area del Prosecco, ed iniziò a piantare viti quasi sconosciute all’epoca, che a distanza di decenni sono divenute un autentico tesoro per la rinascita di questo territorio.
Nonostante gli investimenti fatti in cantina, in termini di meccanizzazione, il Sig. Giovanni ci tiene a sottolineare quanto sia ancora legato alla tradizione e al rispetto degli insegnamenti ricevuti dal nonno. Un prodotto finale di alta qualità, esige un processo di produzione di massima attenzione, dove anche un piccolo dettaglio può variare il risultato.
Affascinati dai ricordi del Sig. Giovanni, l’abbiamo ascoltato con attenzione mentre ci raccontava di quando ancora bambino aveva il compito, insieme al fratello ed ai cugini, di pigiare l’uva con i piedi nudi in tini di legno. Ricordi nostalgici di un periodo meraviglioso avvolti da un’aria di festa. Sorridendo ci ha raccontato come nonna Gina puliva loro i piedi con grande vigore prima di iniziare la pigiatura e di come Giovanni con il fratello Umberto e i cuginetti Mario e Antonio aspettassero con trepidazione questo momento.
La pigiatura con i piedi permetteva una pressatura degli acini molto delicata, procedimento indispensabile per la produzione di vini bianchi e spumanti in genere.
Oggi invece questo procedimento viene attuato da macchine che riescono comunque a pigiare l’uva in modo da separare subito la parte migliore del mosto dalle parti solide quali raspi, bucce, vinaccioli e a non frantumare le bucce degli acini.
Certamente oggi non si respira più quell’aria di festa di quando era bambino, ma per mantenere vivi quei ricordi, il Sig. Giovanni insieme alla moglie, alla fine di ogni Vendemmia, organizzano una cena con tutte le persone che hanno contribuito alle varie fasi del lavoro. “Per noi” – racconta – “è molto importante mantenere, per quanto sia possibile, quell’atmosfera che ha segnato in modo molto positivo la mia infanzia e mi ha fatto capire quanto sia importante creare un ambiente piacevole. Non sempre ci si riesce, ma facciamo di tutto perchè ciò avvenga. Quando la vendemmia è terminata e tutti siamo più rilassati, ritrovarci davanti ad un’ottima cena accompagnata dai nostri vini è, non solo una grande soddisfazione, ma anche condivisione di quanto è stato fatto al raggiungimento di un prodotto che viene apprezzato ovunque.
Se penso a quanto il Prosecco un tempo fosse conosciuto solo nelle zone limitrofe mentre oggi vanta il primato di essere il vino italiano più venduto al mondo, significa che noi produttori abbiamo fatto un buon lavoro. Il riconoscimento internazionale è solo il fiore all’ occhiello per aver creato un vino frutto di tanta passione e questo ci dà una grande soddisfazione!”
Chi viene a visitare la terra del Prosecco DOCG , un’area che si estende da Conegliano a Valdobbiadene, Follina e Pieve di Soligo fino ad arrivare a Vittorio Veneto, ne rimane incantato.
Ma visto che continuo a parlare del DOGC forse è il caso, per i meno informati, spiegare cosa voglia dire ed elencare i cinque passaggi cruciali affinché il vino venga definito tale.
DOGC sta per denominazione di origine controllata e certificata. Per questo motivo ogni bottiglia di Conegliano Valdobbiadene è identificata da una fascetta di Stato che ne garantisce l’autenticità.
Il primo controllo avviene in vigneto nel rispetto delle norme di impianto del disciplinare. Il secondo controllo riguarda la qualità e quantità dell’uva alla vendemmia. Il terzo è il controllo delle pratiche di cantina durante il processo di vinificazione. Il quarto riguarda l’analisi chimica e degustazione organolettica del prodotto finale. Il quinto rilascia la fondamentale autorizzazione al commercio mediante la fascetta stampata dal Poligrafico di Stato.
Ma al di là di questi dati tecnici, che certificano la sicurezza di questo nettare della natura, percorrere la strada del Prosecco che va da Vittorio Veneto a Valdobbiadene e fermarsi presso le ripide pendici dei vigneti, permette la vista di panorami mozzafiato e la scoperta di interessanti siti artistici, castelli e ville antiche, monumenti in ricordo delle guerre mondiali ed incantevoli paesetti.
In ogni stagione le distese dei vigneti forniscono un incredibile spettacolo, i colori che mutano con il passare del tempo creano immagini fiabesche agli occhi di chi li osserva.
Questa zona riesce a regalare continue emozioni anche a noi residenti che viviamo qui da sempre.
Il Prosecco è l’essenza di questa terra, un vino dinamico, fresco ed audace, che bevuto in compagnia aiuta a creare un’atmosfera rilassante e piacevole.
Importante poi non dimenticare come dice la tradizione veneta :” El bon vin fà bon sangue!” Il vino buono fa buon sangue… anche se noi, le Prosecco Girls, questo lo diamo per scontato.