Un paese annichilito va a votare. Massimo Gava analizza lo scenario comico prima del voto
Marzo 3, 2018Fiumi di parole per una storia da Eurovisione
Maggio 11, 2018Il titolo potrebbe sembrare retorico: dove volete che vadano a mangiare gli angeli? Per forza, in paradiso. E che cosa mangerebbero? Delle prelibatezze che renderebbero ogni pasto un banchetto gioioso. Chi le cucinerebbe? Sicuramente mani esperte che con tanto amore trasformano tutto quello che toccano in manicaretti sopraffini. Bene! Se volete saperne di più continuate a leggere le rivelazioni fatte da Massimo Gava.
Se vi dicessi che c’è un posto su questa terra dove vanno mangiare gli angeli, cosa pensereste? Magari che sono stato folgorato sulla via di Damasco o che ho avuto delle visioni? C’è una parte di verità in entrambe le cose, solo che la folgorazione è avvenuta nella via di Magliano Sabina; quanto alle visioni… dopo aver assaggiato i piatti preparati dal Ristorante degli Angeli, mecca della cucina tradizionale sabina, davvero vi sembrerà di essere finiti in un’ altro meraviglioso mondo.
Ma andiamo per gradi. La tradizione di questo posto paradisiaco comincia nel 1899, con “La sosta”, luogo in cui si fermavano per fare rifornimento i viandanti di passaggio della zona e diretti a Roma. Nello stesso locale dove si compravano le merci c’erano quattro tavoli e si poteva mangiare qualcosa di caldo, bere del vino o trovare qualche panino. Un pò alla volta si iniziarono a servire delle pietanze. Pian piano la locanda si trasforma in trattoria e, con l’avvicendarsi delle generazioni, negli anni sessanta grazie a Mario Marciani con la moglie Antonietta e ai loro genitori danno una svolta definitiva all’attività, trasformando la sosta in un vero e proprio ristorante.
Purtroppo la prematura scomparsa di Mario mette a dura prova il clima idilliaco che si era venuto a creare, ed Antonietta si trova sola con tre figli a gestire quello che era stato la loro promessa da fidanzati. Ma il senso della tradizione è così fortemente radicato nella famiglia Marciani che il desiderio di portare avanti il sogno dei genitori fa si, che il nucleo famigliare si unisca ancora di più’ e trovi la forza per andare avanti.
Il primogenito Mauro, sebbene giovanissimo, subentra immediatamente nelle mansioni che prima erano del papà. Laura appena finita la scuola alberghiera, porterà la sua creatività in cucina. Marco il più piccolo dei fratelli, pur continuando con successo la sua attività artistica di attore e regista tra Roma e Firenze, tornerà sempre ad aiutare la famiglia appena libero dai suoi impegni di lavoro.
Nel frattempo la famiglia si allarga: Laura sposa Sergio ed avrà Graziano e Francesco, mentre Mauro sposa Marilena ed avranno Matteo, Margherita e Michele. Entrambi i coniugi entrano nella gestione di quello che è ormai divenuta una vera e propria azienda di famiglia; che si ingrandisce grazie al rinnovamento di altri stabili adiacenti a quella che originariamente era “La sosta”. Il piccolo borghetto si trasforma così in un vero e proprio resort: otto meravigliose stanze, una piscina nel giardino della corte del borgo e la ristrutturazione di una piccola chiesa medievale.
Un modello perfetto di azienda a conduzione famigliare che non teme rivali, tanto che le persone vengono dalla lontana Roma solo per immergersi nella tranquilla e squisita raffinatezza di questo posto con una vista mozzafiato sulle colline sabine.
La cucina, oltre ad essere di altissima qualità, ha mantenuto intatta la tradizione del posto utilizzando i prodotti di stagione per mantenere l’aspetto genuino delle pietanze.
“Solo cose di stagione !” Ammette timidamente Laura mentre mi fa assaggiare un divino sfornato di fiori di zucca .
“Usiamo solo prodotti locali come si faceva ai tempi dei nostri trisavoli” sottolinea Mauro, sorridendo a quello che ha appena detto la sorella, sottolineando che solo in questo modo uno chef può davvero controllare la qualità e la riuscita delle sue pietanze. “E’ il segreto per controllare la filiera “ risponde Mauro ad una mia precedente domanda , “ sta nell’ aver stipulato una convenzione con delle fattorie locali, che fanno i prodotti solo per noi, che poi vendiamo anche nel nostro negozio”.
Il locale adiacente alla strada è stato trasformato in una bottega con una raffinatezza nell’esposizione che assomiglia più a un negozio gourmet di quelli che si vedono nelle grandi città, piuttosto che a quello di un paesello sperduto di campagna, con poco più di 600 anime. Li troverete alla cassa la Signora Antonietta ed il primogenito della figlia, Graziano, che aiuta la nonna nella gestione del negozio.
Vi posso garantire che, una volta assaggiati i prodotti che offrono nel ristorante degli angeli, è davvero difficile non chiedere dove si possano comprare, così che portandoli a casa, si possa prolungare il più possibile il piacere dell’esperienza fatta in questo posto mirabolante.
Un esempio, la famosa Coratella, tanto amata dal poeta umbro Iacopone da Todi. Questa è una delle ricette della tradizione romana ed umbra che si possono ancora assaggiare qui. Pensate poi che il pane servito nel ristorante e venduto nel negozio, viene cotto nel forno a legna di famiglia, fatto tre volte alla settimana con un lievito madre che vanta due secoli di vita, che, unito ad una farina macinata apposta da un mulino locale, rende questo pane una leccornia di altri tempi.
Incredibile? Bè, questo non è tutto. E se vi dicessi che la Signora Antonietta cuoce ancora l’agnello solo ed esclusivamente alla brace? Le sue mani sapienti regolano il calore togliendo dal fuoco quello che le serve per far cuocere lentamente la carne. “Solo così “- ammette umilmente – “si riesce a tirar fuori quel delicato sapore della carne. E’ una cottura come si faceva nei tempi in cui la fretta non esisteva, quando mangiare era gustare delle pietanze fatte con amore e devozione, ed intrattenere un ospite era un valore sacrosanto.” Afferma celando un timido sorriso, come se stesse peccando di superbia nell’ammettere una verità di un arte ormai dimenticata.
Ecco qua rivelata la magia di questo ristorante. Il piacere di accudire un ospite come se entrasse in famiglia, preparandogli delle bontà nel rispetto delle migliori tradizioni. Bontà genuine e senza presunzioni. Bontà vere che moltiplicano la gioia da condividere insieme. Non è facile trovare delle realtà come queste, in un mondo di chef famosi, dove il gusto viene spesso confuso con il protagonismo televisivo.
Ma sono queste le verità nascoste da far scoprire ad un estimatore della vera cucina tipica italiana, che da sempre riesce ad estrarre il meglio dei sapori dalla genuinità di un prodotto che presenta in tavola. Quella tavola preparata con amore e devozione, dove spesso, le donne replicano quella bontà che rispecchia la sacralità degli altari e che viene condivisa con i propri commensali.
Raramente si possono trovare persone che possono vantare un livello di qualità così elevato nelle loro pietanze, infatti temo, che siano una razza in via di estinzione. Quando Mauro mi racconta che con un solo sguardo riesce a capire se il piatto servito, è stato fatto dalle mani sapienti di sua sorella, sua moglie o sua mamma, parla di un’affinità intellettiva che si può avere solo con una sintonia familiare a questi livelli.
Il personale che aiuta in sala è magistralmente diretto da Marco e vi spiegherà con dovizia nei termini, la natura dei prodotti usati nella pietanza. Per non parlare della lista di innumerevoli vini che possono essere abbinati alle prelibatezze che le tre grandi donne nella cucina hanno messo insieme, con estrema raffinatezza. Ed è comprensibile come Marco “figliol prodigo” della famiglia ammetta che tra uno spettacolo e l’ altro, tra un concorso di miss Italia e altri concorsi di bellezza dove viene chiamato a fare da giudice , rientri a casa “Perchè in questo posto io mi rigenero”. Mi dice.
Il rigenerarsi è parte integrante di quel mangiare che viene servito qui, perché è accudire il nostro corpo, tempio della nostra esistenza e scrigno della nostra anima. Sono poche le realtà come queste rimaste in Italia, a tal punto che il solo scriverne fa quasi temere la rivelazione di un segreto, che sarebbe meglio celare al grande pubblico, per paura di svelare qualche arcano biblico smarrito.
Ma noi di Dantemag non potevamo non rendere partecipi i nostri lettori delle meraviglie culinarie che accadono a circa sessanta km dalla capitale ed abbiamo voluto rivelarvi questo segreto.
Gli angeli vengono a mangiare qui, non solo per immergersi in un posto paradisiaco tra le colline sabine, ma anche perche’ nella semplicità del luogo, si trova una raffinatezza che non ostenta l’eccellenza genuina del prodotto, che unita, ad una tradizione familiare, continua imperterrita per la sua strada senza farsi influenzare dalle mode. Questo posto è talmente unico che anche Cristo si è fermato, perchè’ si mangia da Dio.
http://www.ristorantedegliangeli.it/index.php/en/