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Destra, sinistra, centro. “Son tutti uguali” ripete la gente nelle strade. “I politici sono dei commedianti che guardano solo ai propri interessi” ribattono altri, e giù con lista delle cose che fanno, ma soprattutto quelle che non fanno.
Anche se abbiamo appena finito il Carnevale e la Quaresima per tanti italiani non rispetta piu’ I termini prescritti, perchè non continuare con lo spirito goliardico e divertirci un po’ alle spalle di questi politici che sotto elezioni fanno emergere il lato più comico di se stessi e metterlo all’interno della miglior tradizione teatrale del XVI secolo come quella della commedia dell’ arte?
Per questa rassegna comica bisogna far fare gli onori di casa a Pantalone, al quale e’ doveroso portare rispetto soprattutto per la sua veneranda età. Pantalone nella commedia dell’arte appare come un vecchio vizioso che insidia le giovani innamorate, le cortigiane, ed è il tipico mercante vecchio, avaro e lussurioso. Il personaggio in questione, esponente di spicco di Farsa Italia, ha dalla sua parte il senso pratico del mercante: nelle commedia della politica italiana disputa una sfida con il suo avversario politico Brighella e su chi la spunterà come Presidente del Consiglio (cosa che quest’ultimo ostenta già con gran sicurezza).
Brighella deve il suo nome al suo carattere di attaccabrighe. Dispettoso ed intrigante, come tutti gli affabulatori, racconta frottole con una tale sicurezza e convinzione, che è quasi impossibile distinguerle dalla verità. Famose sono le sue esternazioni antieuropeiste basate sul fatto che il suo paese deve contare di più, per poi venire sbugiardato da un video che si trova in rete (e non è una fake news) dove seduto al parlamento Europeo viene accusato di assenteismo, perchè mai presente ai lavori che riguardano anche il suo Paese.
Non poteva mancare la terza comparsa e sola figura femminile di spicco in questa coalizione. Colombina, decisa e sicura, è spesso oggetto di attenzioni da parte di Pantalone visto che lei e una figura che lui stesso ha tenuto politicamente a battesimo. Ma come si sa, i giovani devono fare le loro esperienze anche al di fuori di casa per crescere. Ed ecco che tra un 1 % da una parte e un’altra percentuale dall’altra, la prodiga figliola torna all’ovile con l’idea che siamo tutti Fratelli d’Italia, vogliamoci bene come in una vera famiglia “tradizionale” che si ritrova a Natale attorno al presepe.
Senza aprire un dibattito su quali siano i veri canoni della famiglia tradizionale al giorno d’oggi, ci limitiamo a fare un’analisi dei personaggi in questa parte della commedia politica scritta ad arte. Notiamo che la nostra Colombina non e’ sposata ha una figlia e si mormora un partner, mentre gli altri suoi compagni di sventura, sono entrambi divorziati, uno addirittura al quadrato e convive con una giovane badante.
Il mantra politico che li accumuna però è che: “bisogna riprendere il controllo del territorio e mettere in sicurezza l’ identita’ Italiana nei più svariati modi”. Questo sicuramente incide sulle loro chance di vittoria, visto che gli abitanti del bel paese che fino ad ora sono stati fin troppo pazienti e generosi, sembrano aver colmato la misura.
Ma proseguiamo la nostra farsa con una bella svolta a sinistra, come farebbe nella famosa tradizione veneta Alerchin batocio, (“orbo de na recia e sordo da un ocio”). Sordo e cieco totale, verrebbe da dire a questo equilibrista che sa barcamenarsi in maniera esemplare con la sue recite osannate da rottamatore. Ma che in tempi record è passato dalle stelle alle stalle.
Mollato di brutto da alcuni Giuda di partito, anche i suoi sostenitori si sono comicamente defilati, dopo che la sua commedia sul referendum costituzionale non ha ricevuto i consensi di pubblico sperati. Risultato? E’ stato relegato a ruoli secondari di regia e se le previsioni che lo danno come perdente si avvereranno, forse neanche più a quelli. Potrà comunque riprendersi un ruolo centrale, qualora fosse indispensabile la sua figura per organizzare una ulteriore recita sulla grande “colazione “, quella grande abbuffata voluta dai mercati, per il bene dell’Italia, ovvimente!
Gli ultimi saranno i primi, disse il figlio del falegname. E chissà se nel regno dei cieli quest’ultimo personaggio, esponente di spicco della satira tradizionale campana, avrà davvero un posto da protagonista, o se sarà solo un Pulcinella senza segreti ben raccomandato, pronto per il ruolo principale nei figli delle stelle. Il nostro Pulcino ha già mostrato la lista degli attori che prenderanno parte nella sua commedia, dando l’impressione di fare sul serio. Pantalone pero’ lo incalza noisamente sul fatto di essere troppo giovane per fare il regista e che non posside il curriculm adatto per salir sul palco, vista non solo l’ assenza di un lavoro praticato, ma anche la mancanza di titolo universitario. La parziale demenza di Pantalone fa parte del personaggio che astutamente scorda il fatto che nessuno dei protagonisti del suo atto comico, ha mai avuto un lavoro prima di fare carriera politica e neppure una laurea. Pulcinella non se ne cura e continua imperterrito nel suo ruolo da leader, ostentando congiuntivi a destra e sinistra e recitando con calma il verso di Dante “ Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. Forse spera di piacere a quei critici radical chic, con la sua divina commedia e raggiungere il quorum del 40% necessario per continuare a fare da solo.
Nel caso contrario, sembra comunque che Pulcinella sarà disposto ad accettare attori di supporto, pur di non portare avanti in teatro il suo programma riformatorio.
Ma cosa faranno tutti questi personaggi in cerca di autore che ostentano una certa sicurezza per la vittoria, nel caso questa non avvenga? E’ qua dove la commedia si complica e rischia di tingersi di giallo: ma i colori del Carnevale sono tanti, come gli sproloqui che si sentono nelle recite televisive giornaliere, tutti sembrano convergere quasi su tutto. Ma se tutto è così ovvio ora, come mai le cose non son state fatte? Chiedere è lecito e rispondere è cortesia, si dice.
Putroppo sono le solite comiche delle promesse elettorali che rassegnano il ridicolo, fin da prima del Seicento. Ecco perchè “can no magna can”( cane non mangia cane), direbbe Zanni, un altro servo rappresentato nella commedia dell’arte.
In questo ultimo atto di servi ne abbiamo visti tanti e di più padroni, ma mai quello giusto: il popolo. Anzi, si continua con i soprusi “etici” di quella dittatura partitica che ingessa il paese. perche’ solo cosi’, si possono mantere i diritti acquisiti, quelle posizioni intoccabili nei vari conflitti d’ interesse.
Putroppo pero’ El can de do paroni more sempre de fan ( il cane di due padroni muore sempre di fame) direbbe ancora il nostro Zanni con la sua saggezza popolare.
Ed e’ cosi’ che la gente vera, rifiuta questo spettacolo indegno, lasciandosi andare sempre più, al qualunquismo del non voto, come espressione di dissenso. Succede un po’ ovunque nel mondo. La commedia però non finisce qui signori, perchè ride bene chi ride ultimo e non sia mai che gli italiani con il voto di domenica, non tolgano la maschera a tutti questi personaggi che fino ad ora li hanno indegnamente rappresentati.
Votate gente! Andate a votare!
Dimostrate che dividi et impera è solo un antico retaggio romano e che non esistono piu’ collegi sicuri dove questi servi della gleba partitica, possono continuare a riciclarsi.