Prima di Halloween C’erano i Filò
Ottobre 27, 2020FIGOMISU’
Dicembre 1, 2020La notte di Halloween è la festa degli spiriti. Ma all’alba del nuovo giorno, vampiri e fantasmi ritornano nel profondo dell’oscurità lasciando spazio al fragile splendore della festa di Ognissanti.
Di Eliana Corbari
La parola Halloween – entrata da poco nel vocabolario italiano e associata soprattutto a film dell’orrore hollywoodiani, alle zucche svuotate ed illuminate, dolcetti a tema, ed associati oggetti di consumo – deriva dall’inglese antico All Hallow Even; in altre parole Halloween, significa la vigilia della festa di Ognissanti; infatti Halloween cade l’ultimo giorno di ottobre, precedendo il primo di novembre, festa di Ognissanti. Partendo dagli Stati Uniti e Gran Bretagna, la commercializzazione di Halloween ha avuto un enorme successo, così che la frenesia dei consumi si è allargata assomigliando sempre più alla brama degli acquisti pre-natalizi. E così, nel Paese dei consumi, sta svanendo la storia delle feste di Natale e di Ognissanti, ed insieme alla loro storia, viene dimenticato anche il loro potente significato simbolico di riflessione e di mistero.
Nel Paese dei Consumi, dove la felicità promessa è simile a quella che Pinocchio sperava di trovare nel Paese dei Balocchi, le feste ed i calendari sono soprattutto strumenti di marketing. Ma i calendari non sono fissi; al contrario, per secoli la formazione dei calendari è stata causa di dispute e mezzo di affermazione di autorità. Questo, in parte, perché il concetto e la misurazione del tempo marcano costumi ed eventi; ed anche perché i calendari creano nella memoria collettiva un senso del proprio posto all’interno di una più grande narrativa, insieme ad una concezione della diversità dell’altro. I calendari informano l’immaginario e l’identità collettiva. In alcuni paesi, il primo di novembre è ancora una festa nazionale. Io preferisco chiamare questo giorno la festa di Ognissanti e Ognipeccatori; questo perché in ogni essere umano esistono sia la capacità di luminosa perfezione che la tenebra del peccato. Quindi, questa è anche una festa per celebrare il fragile splendore dell’esistenza umana.
Solitamente, le persone vengono considerate sante e santi solo dopo la morte. Ma nella tradizione cristiana anche gli angeli fanno parte della cerchia dei santi. Un’illustrazione della loro importanza e bellezza nell’immaginario collettivo del medioevo si trova nello strabiliante dipinto di angeli e santi ritratti nel dittico conosciuto come Il Wilton Dypthic.
Questo anonimo capolavoro è oggi parte della collezione d’arte della National Gallery di Londra, a cui tutti possono accedere gratis. Ma Ognissanti non riguarda i santi di stirpe reale che stanno in piedi accanto a S. Giovanni Evangelista e Riccardo II d’Inghilterra; il primo di novembre celebra gli anonimi angeli blu che circondano la Madonna con il Bambin Gesù. Ovvero, il primo novembre è la festa per tutti i non-famosi. Se è vero che viviamo in una cultura ossessionata dai famosi, allora questa festa va veramente contro-tendenza nella misura in cui celebra lo straordinario potenziale dell’ordinaria esistenza umana.
Ognissanti è una festa egalitaria in quanto fu istituita dalla Chiesa per celebrare tutte le sante e santi meno conosciuti; in altre parole, questa festa celebra quanti non vengono ricordati negli altri giorni del calendario liturgico. Mi spiego meglio: nei calendari liturgici, ovvero nei calendari cristiani, ogni giorno vengono celebrati santi di cui si ricorda il nome. Le particolari feste possono essere riconosciute universalmente, come la festa di San Michele arcangelo, che cade il 29 di settembre; oppure variano a seconda del luogo e del tempo. A volte, denominazioni cristiane differenti ricordano santi diversi. Un ovvio esempio di quest’ultima differenza sono i martiri protestanti inglesi che non sono inclusi nel calendario cattolico romano, e viceversa; una triste eredità della sanguinosa Riforma e Contro-Riforma durante i regni delle figlie di Enrico VIII, Elisabetta e Maria Tudor.
Verso la fine del mese di novembre ricorre la festa di una santa che per secoli è stata celebrata in tutta l’Europa, ma che oggi viene spesso dimenticata; il 25 novembre è la festa di S. Caterina d’Alessandria. Oggi, la cultura popolare britannica collega il nome di Caterina con un fuoco d’artificio a forma di ruota, appunto Catherine’s wheel. Ma il significato della ruota e la leggenda di S. Caterina d’Alessandria sono caduti nell’oblio. Questo in parte perché Caterina d’Alessandria viene spesso confusa con un’altra santa, Caterina da Siena. Quest’altra Caterina è stata ed è tuttora veramente famosa; i titoli onorifici di Matrona d’Italia e Dottore della Chiesa le sono stati conferiti recentemente dal Vaticano.1 Già quando visse, nel ’300 italiano, Caterina da Siena era considerata una santa viva; lodi e poesie furono scritte in suo onore; numerosi sono gli scritti che ci ha lasciato; e tanti furono i suoi ammiratori e discepoli. I seguaci di Caterina la chiamavano mamma, riconoscendole autorevolezza e amore, come fanno ancora i fans di Lady Gaga e di Madre Teresa di Calcutta. Dunque, è possibile che la fama di S. Caterina d’Alessandria sia stata offuscata dall’omonima superstar italiana.
Forse più sconcertante è il fatto che l’esistenza di Caterina d’Alessandria sia stata messa in discussione più recentemente e che, conseguentemente, Caterina sia stata più o meno rimossa dal calendario liturgico della chiesa romana sulla base della carenza di prove storiche. Questa decisione fu presa da studiosi cattolici sulla base di accordati metodi di ricerca; nonostante ciò, dal punto di vista teologico, fare appello a prove storiche come base della fede Cristiana sembra alquanto fallace, se non quasi ridicolo. Caterina d’Alessandria vale la pena essere ricordata per diversi motivi. Primo perché il suo nome ricorre in molte località, per non parlare di antiche chiese a monasteri. I seguenti esempi dimostrano che, partendo dal medio-oriente, la sua fama si estese tra deserti, valli, e città. Nel deserto egiziano del Sinai si trova il monastero di S. Caterina d’Alessandria, in cui si dice vengano preservate le sue reliquie.
Nella città di Pisa, non lontano dalla torre pendente, la chiesa di S. Caterina domina l’omonima Piazza. Oggi una chiesa diocesana, S. Caterina d’Alessandria sorse nel medioevo come convento e scuola di frati Domenicani, e fu la sede di una magnifica biblioteca dove furono scritte anche traduzioni di testi sacri in volgare, spesso molto apprezzate dalle donne del tempo. Più a nord, nella bucolica valle inglese di Saint Catherine, appare come un gioiello medievale la chiesetta di S. Caterina d’Alessandria, originariamente costruita da monaci Benedettini dell’Abbazia di Bath, ma oggi parte della diocesi di Bath and Wells.
Un secondo motivo per ricordarla è un recente film dal titolo Katherine of Alexandria. Questo film stravolge le leggende medioevali. Un racconto medievale centrato su una donna di grande intelletto e coraggio è diventato nel film una storia di sesso e potere. Caterina, che nei racconti medievali viene ritratta come una donna di stirpe reale che converte uomini e donne grazie ai suoi insegnamenti e predicazione, diventa nel film una ragazza nomade ed indigente, che viene cresciuta ed istruita da un imperatore libidinoso, diventando poi, suo malgrado, un seme di rivolta militare contro un potere politico ingiusto. Se questo non bastasse, la famosa ruota che nei dipinti e nei racconti medievali rappresenta la forza delle preghiere di Caterina, diventa nel film lo strumento di una specie di crocifissione. Questo film dimostra uno dei pericoli che si incorrono nel cancellare dalla memoria i vecchi miti; ovvero, quando i vecchi miti svaniscono, vengono rimpiazzati da nuovi. Ed i miti non sono da considerasi semplici favolette per il divertimento dei fanciulli, i miti ci permettono di riflettere sulla condizione umana.
Il terzo, e probabilmente più importante motivo per ricordarla, è la sua immensa popolarità nel medioevo europeo, soprattutto fra le donne cristiane per le quali questa santa rappresentava un modello di donna molto istruita e di forte carattere; Caterina d’Alessandria aveva studiato, viaggiato, intrapreso dispute con i filosofi, e predicato. Molti sono i manoscritti ed i libri antichi nelle biblioteche Europee che contengono le sue agiografie, ovvero i racconti della sua vita, scritti in Latino e nelle lingue volgari. Queste agiografie non sono identiche, ma variano nei particolari spesso a seconda del luogo e della lingua in cui vennero scritte, oltre che dai committenti e dal pubblico di lettura e di ascolto. Probabilmente la più diffusa versione medievale si trova nella Legenda Aurea, scritta dal frate Domenicano Jacopo da Varazze.
Durante il giorno di festa di S. Caterina, sermoni venivano predicati in suo onore; in aggiunta alle celebrazioni liturgiche, i festeggiamenti spesso includevano musica, cibi e bevande donati da persone più ricche. Per secoli, immagini di S. Caterina d’Alessandria, con la sua simbolica ruota, sono state rappresentate in forma di sculture, vetri colorati, e dipinti. Per esempio, Fra Angelico la dipinse a fianco di molte altre sante e beate in una pala d’altare ora conservata nel Museo di San Marco, a Firenze. S. Caterina d’Alessandria è la prima donna da destra, riconoscibile dalla corona e dall’immancabile ruota. Accanto a lei, Fra Angelico dipinse anche molte altre donne con le aureole, ma i nomi di alcune di loro sono oggi sconosciuti; dunque la festa di Ognissanti è anche per queste donne.
In questi giorni di festa novembrini, prendendo esempio dalle persone medievali, i più ricchi potrebbero scegliere di provvedere per quanti sono più poveri di loro. Chi si trovasse a Londra, potrebbe visitare il Victoria and Albert Museum – anche questo aperto gratuitamente al pubblico – e, contemplando una splendida scultura lignea di S. Caterina d’Alessandria di origine germanica, ricordare che nel cristianesimo le donne non sono sempre state rappresentate come umili ed obbedienti, queste donne hanno dimostrato anche grande forza di volontà e grande intelletto.
Il racconto della vita di Caterina potrebbe sembrare straordinario, ma le vite dei santi e sante sono fonte di racconti che potrebbero sembrare fuori dal comune. Per esempio, nei primi secoli del cristianesimo, non era del tutto eccezionale che alcune sante si travestissero da uomo, a volte per poter entrare in monasteri maschili ed avere accesso agli studi. Quindi le agiografie offrono fra più le antiche testimonianze di travestiti e di fluidità di ruoli di genere. Ma questa è un’altra storia.
Nel giorno che segue la notte di Halloween, durante l’evanescente festa di Ognissanti e Ognipeccatori, la contro-cultura cristiana ammira la creatività di tanti esseri umani che hanno cercato di celebrare le meraviglie del creato. Questa è una festa per celebrare tutti i non-famosi che, nell’ordinaria straordinarietà della loro vita hanno permesso a sprazzi di paradiso di diventare visibili, di essere sentiti e toccati qui sulla terra, in un tentativo di unione nel meraviglioso compito che è il fragile splendore delle feste dimenticate – riflettendo in parte l’amore divino, tale è il fragile splendore dell’amore umano.