Mare Nostrum.
Aprile 27, 2015DANTEmag NEL MONDO… DEI GIOVANI!
Maggio 7, 2015Expo 2015: “ Nutrire il pianeta. Energie per la vita”. Questa la tematica dell’ edizione che ha inizio oggi in Italia. La coscienza di dover garantire il nutrimento umano con delle politiche di eco-sostenibilità è alla base di un rinascimento globale. Sarà veramente un’efficace ridefinizione dei contemporanei paradigmi sullo sfruttamento ambientale ed il consumo?
Di Elisa Nocca
Mentre il nostro mondo sembra sempre più diviso tra territori di consumi e territori di bisogni, assistiamo ad un crescendo di paradossi. Il grande focus della cultura capitalistica, che alimenta la produttività e gli acquisti, è sempre più un processo identificativo. Qualcosa, o qualcuno, ha spostato il piano di realtà. Il bene ha perso il suo valore utilitaristico ed ha assunto una valenza emozionale e, laddove il profitto pare essere un potere fine a sé stesso che condiziona i macro modelli economici, si riconoscono in contrapposizione, l’aumento di aree nelle quali il consumo è sempre più al minimo. Aldilà di un etno-centrismo di certo poco strategico, assodato un disinteresse al valore più umanitario verso i “paesi poveri”, è evidente comunque l’effetto paradossale. Nelle società, sia consumistiche che non, questo sistema di sviluppo ha portato ad un impoverimento economico per uno storico, o intervenuto, limitato potere d’acquisto. Qualcosa deve veramente non aver funzionato. Un sistema che non ha trovato un equilibrio nemmeno per la propria auto regolazione da indicazione che qualche suo elemento è prevalso sull’insieme e, qualunque esso sia, comporta il rivederne un aggiustamento..
Sta di fatto che al mondo, a noi stessi, e ormai anche alle piante, sempre più si chiedono risposte sul significato e sugli obiettivi del surplus di beni e di servizi e le loro redistribuzioni, nonché, sulla possibilità di salvaguardare la vita del nostro pianeta ed il nostro stesso nutrimento. Ci si appella alla consapevolezza di uno stile che invoca scelte politiche capaci di obiettività sull’attuale rapporto di mercato tra domande ed offerte reali, squilibrato ormai anche per giustificare un mero consumo “emozionale”. E poco interessa se anche in occasione di questo evento mondiale, dedicato all’alimentazione ed alle risorse naturali, non ci sarà un indice puntato su ignoti responsabili di tante diseguaglianze umane o disastri ambientali, ciò che importa è che da questa straordinaria occasione di incontro ne esca la stesura del racconto che sarà poi la nostra storia futura.
Diverse voci avranno occasione di ascolto, il loro comune denominatore è il richiamo alle contraddizioni dei dettami economicistici per trovare efficaci soluzioni; per evitare che ogni anno si distruggano oltre un milione di tonnellate di cibo, per la tutela degli oltre 870 milioni di esseri umani che soffrono la fame ed il paradossale aumento di patologie per disturbi alimentari che, soprattutto tra i giovani occidentali, gridano che il “ troppo distrugge … in eccesso quanto in difetto”.
E lascia perlomeno perplessi constatare che per produrre ricchezza si debbano approvare normative e mercati più nocivi che salutari, per noi e per le nostre terre.
Un pericolo a cui si oppone con risolutezza Vandana Shiva, fisico e fondatrice del movimento Navdanya – Nove semi . Da quando nel 1991 ha scoperto che le multinazionali volevano brevettare le sementi e le varietà di grano lei si batte per la difesa della natura e la della biodiversità. Da decenni questa scienziata ecologista vive per cambiare le politiche che riguardano l’agricoltura e l’alimentazione, per difendere una sovranità alimentare non condizionata economicamente dai “monopoli” delle sementi e delle acque. Con il suo lavoro, ha dimostrato, contrariamente all’informazione generale, che i prodotti biologici non sono più costosi di quelli OGM. Dove lei punta il dito, nel sistema produttivo con i semi transgenici è, anzi, l’indotto affaristico che si sviluppa con queste colture. Gli agricoltori oltre alla spesa in pesticidi chimici devono, infatti, versare le royalty sulle sementi, rivendicate dalle corporazioni d’ingegneria biogenetica che si annoverano un “diritto di proprietà”sui semi . L’Expo l’ ha nominata ambasciatrice per l’idea di un’alimentazione centrata sulla biodiversità e sulla Terra, a favore di alimenti caratterizzati dalla qualità e non dalla tossicità, probabilmente una voce “scomoda”, tanto che qualcuno ha chiesto venisse cancellata la sua partecipazione alla manifestazione.
Piaccia o meno,Economia ed Ecologia sono però parole accomunate dalla stessa radice: eco, dal greco oikos, ossia l’ambiente ed il sistema domestico … e ci sarà un perché l’economia fallisce quando spezza il suo legame con la natura, quando si limita alla circoscritta rappresentazione del PIL, l’indicatore del valore monetario dei beni prodotti in un Paese. C’è bisogno di nuove premesse,oltre il PIL e oltre l’antagonismo dei mercati. Non servono “nuove” culture sociali o tecnologiche, forse serve un recupero del più semplice buon senso.
“La Terra dà i frutti … e la Terra ti sotterra” così sintetizzavano i vecchi contadini parlando di natura, così mettevano in guardia per come la si doveva saper coltivare rispettandone i suoi “respiri”. Un principio semplice del quale abbiamo perso memoria e, con essa, la vera cultura universale della nostra esistenzialità. L’avere ha certamente stravolto l’essere ed agli smodati proclami non hanno fatto seguito i fatti. C’è bisono di nuove economie veramente? Si, di quelle che partono da diversi approcci d’investimento per raggiungere, o meglio ricongiungere gli obiettivi al diritto alla qualità della vita, per tutto ciò che vivente è. Un’economia che per rinnovarsi, semplicemente, si risvegli per quello che il suo intrinseco significato rappresenta.
Pensare che un esempio ironico ma di sottile intelligenza, arriva dal Bhutan, il piccolo stato dell’Asia che con un chiaro intento sociologico ha introdotto il FIL Felicità Interna Lorda ( GNH – Gross National Happiness). Da quattro anni questo indicatore calcola il benessere della sua popolazione considerando, tra gli altri indici, la salute, l’istruzione e la ricchezza dei rapporti sociali. Secondo alcuni dati, questo paese è uno dei più poveri dell’area, con un PIL pro capite di 2088 dollari (2010). Tuttavia, secondo un sondaggio, è anche la nazione più felice del continente e l’ottava del mondo. Gli ideatori di questo indice non promuovono qualcosa di contrario alla tecnologia o al progresso bensì la protezione del loro eco-sistema in relazione allo sviluppo delle comunità. Altri indicatori economici alternativi sono stati studiati e sperimentati da alcuni governi nei recenti decenni, non sappiamo se queste iniziative servano per essere strumentalizzate ma possiamo riconoscere una creatività d’intenti che comunque responsabilizza rispetto le rilevazioni che ne conseguono.
Se la storia delle rivoluzioni ci insegna che, spesso, queste stravolgono le intenzioni dei loro promotori è comunque, altrettanto vero, che la cancrena delle lobby affaristiche non ha mai intaccato il valore del libero pensiero e, da questo, l’uomo ha sempre tratto linfa per una forma di rinascita. Non di meno, và considerato che il nostro pianeta non parla per bocca di qualcuno, esso ha un” proprio dire” dirompente, che protegge quanto disarma. In questa dialettica di mediazione il prezzo ed il valore comuni sono elementi ormai contrapposti. C’è un valore intrinseco ad ogni bene. Un valore che non ha più equilibrio nel rapporto di scambio se parametrato al suo prezzo, sia esso economico, ambientale , umano. Un primo straordinario e lungimirante approccio politico forse di questo ne dovrebbe tenere conto.
Quello che in quest’epoca ha dato energia alla consapevolezza è stato lo straordinario sviluppo dei mezzi mediatici la cui conseguenza è stata l’apertura di un dialogo oltre confini … ma, seppure in grado di comunicare in tempo reale in tutto il pianeta non sappiamo essere in relazione. Quali altri alibi potrebbero ancora sopravvivere a favore di un relativismo di comodo che non riconosce quanto l’unico incremento prossimo potrebbe essere l’infelicità? Ora tutte le Nazioni sono Unite, ora si può auspicare che a questo parlarsi possano seguire veri momenti di incontro tra esseri umani che progettino il nostro nuovo e migliore … “essere umani”.