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Agosto 7, 2015In questo numero dedicato alla ricerca di armonia tra opposte dimensioni, incontriamo un manager Italiano che interpreta una diversa via dal nostro comune pensiero – Alberto Veronesi si racconta a Elisa Nocca per Dantemag
di Elisa Nocca
Un pensiero principe della filosofia cinese sostiene la possibilità di percorrere sempre un’altra via contraria ed opposta ed è questo l’approccio di pensiero, che ha condotto Alberto Veronesi, manager ed artista a coniugare due diverse professioni declinando lo stile pragmatico occidentale con il suo “sentirsi”orientale.
Sin dalla sua prima infanzia Veronesi si trova a sperimentare insolite realtà. Nasce a Verona nel 1940 in una famiglia di filosofi ed artisti ma a causa di una grave malattia del padre, reduce di guerra, viene affidato piccolissimo alla zia, suora superiora in un collegio femminile, dove crescerà fino all’ età di 8 anni. Le difficoltà economiche familiari non gli permetteranno di continuare gli studi superiori e lui, senza perdersi d’animo, a soli 13 anni e mezzo, si presenta al primo incontro di lavoro, alla Mondadori Arti Grafiche di Verona.
- Portai con me i miei disegni di Topolino sperando in un lavoro da ritoccatore, ma mi fecero attendere per più di due ore così, spazientito, chiesi un nuovo appuntamento e me ne andai. Due giorni dopo fui richiamato dal responsabile e, compiuti i 14 anni, obbligo legale d’età, ebbi il mio primo incarico in azienda … pulire i pavimenti. Un ottimo approccio formativo.- Ricorda simpaticamente Veronesi che, negli anni a venire, salirà ai vertici dell’azienda e da Parigi , dove tutt’ ora risiede, diventerà responsabile del mercato Francese, Spagnolo e Belga.
Nell’85, Silvio Berlusconi lo vuole nel suo ristretto team per fondare la prima emittente privata francese La Cinq , da questo momento, il manager lascia il mondo editoriale- intellettuale per uno puramente commerciale.
Contemporaneamente, cura in diversi Paesi le esposizioni dei suoi quadri ed approfondisce la conoscenza delle filosofie orientali : – Non so spiegarmi da dove nasca questo mia attrazione per il pensiero orientale. – dice – L’ho coltivato nella conoscenza per comprenderlo, convenendo poi che la verità in sé è relativa, perché illusoria.” –
Ascoltando Veronesi sembrerebbe semplice integrare, alla propria formazione culturale , una diversa filosofia di pensiero. Esplorando con lui una sintesi dei distinguo nei due pensieri, spiega – Nel pensiero occidentale prevale il realismo, il pragmatismo, la logica cartesiana e quindi il processo si snoda tra: obiettivo, mezzi per raggiungerlo e risultati, che puntano invariabilmente al carattere economico, speculativo, finalizzato all’interesse privato. Si chiama capitalismo o anche, ipocritamente, progresso. Mentre Il pensiero orientale si fonda su un presupposto filosofico assolutamente diverso e distante: l’illusione della realtà, l’effimero delle cose e la consapevolezza che l’ Io, superbo ed egocentrico ed il Mio, cioè il possesso e la sete di potere, sono in sostanza i sette peccati capitali in salsa orientale, fonte di tutti i mali dell’umanità.
Per meglio coglierne il senso, riporta la sua esperienza di un viaggio in Giappone. Un periodo vissuto in abiti orientali, a contatto con il vivere quotidiano degli abitanti e racconta – Il bello estetico di un Sakura (ciliegio in fiore), con la sua caducità, per esempio fa capire l’effimero della vita, trasmette la consapevolezza esistenziale, che in sé, contempla il nostro stesso essere. In questo ciliegio sta il senso intrinseco dell’ l’armonia dei contrapposti, ma bisogna capirla ed applicarla convintamente.
Entrando in tutt’altra dimensione, estendendo il concetto alla competitività economica tra Oriente ed Occidente, Veronesi indica, che va ricercata nella dimensione etica, dei contrapposti pensieri e non nasconde il timore per il condiviso pensiero orientato alla ricchezza materiale, che può rovinare il valore di entrambe le filosofie. – L’Oriente è una forza potente alla conquista del pianeta, non è solo spiritualità, riflessività anche se da queste trae linfa – precisa – Ma voglio precisare che noi abbiamo i nostri valori, altrettanto universali, che vanno dal capolavoro di Dante, al genio di Leonardo da Vinci, senza parlare del latino e della più lontana Lex romana, dovremmo preservare meglio la nostra radice, anzi, riaffermarla. L ‘egoismo del profitto, senza moralità, non può essere il solo presupposto per una crescita che,paradossalmente, fa dell’ “effimero” la base strategica per nuove ideologie politiche e sociali. –
La via onorevole, per uscire da questo singolare antagonismo economico e di civiltà, dice Veronesi, starebbe nel trarre il giusto profitto da uno scambio equo, dal confronto nel rispetto paritario tra le due culture, forse entrambe già vittime dell’economicismo .-
Una nuova presa di coscienza, quindi , che richiederebbe un attuale “fermo immagine” della storia, per affrontarne un investimento fiduciario reciproco ben sapendo che, l’analisi speculativa può essere fonte di equilibrio nella misura in cui non permane nell’incertezza. Ancora una volta in questa conversazione , ecco riproporsi il senso dell’ “altra via” di un medesimo pensiero; il dubbio, causa di azioni viziose, diventa nell’arte un elemento essenziale di virtù – Un artista che non dubita è come un seduttore che crede d’aver conquistato! – ironizza Veronesi – Dietro ogni opera si cela la presunzione di proporre la propria visione del mondo e, tale arroganza, va controbilanciata dal dubbio.
Ecco ora presentarsi l’artista che spiega l’approccio della sua pittura metafisica –zen, come una pittura fatta con la tecnica occidentale ma con il pensiero di ispirazione orientale, esprimendo la sua ricerca di queste “ non verità assolute”.
– L’idea si concretizza in una struttura essenziale – dice – con una grafica d’immediata lettura intuitiva che poi lentamente rivela, una proposta allusiva e a questo punto, l’autore esce di scena, l’opera smette di dare e comincia a chiedere al lettore un confronto con se stesso; lo induce a seguire la ricerca di un “perché?” domande alle quali, solo nella sua soggettività può trovare delle risposte.-
Perché Veronesi si sia dedicato alla pittura, in contrapposizione alla professionalità manageriale è presto spiegato da lui stesso come il modo più naturale per esprimere riflessioni e sentimenti e dice – è il mio modo per fare sintesi, per dare senso alle conoscenze acquisite. La tela bianca è un impatto faticoso, mi rende nudo rispetto alla mia verità … anzi alla mia“non verità”!-
Veronesi ha esposto in oltre 250 gallerie, da New York a Barcellona, Osaka. Nel 1997 il Parlamento Europeo a Bruxelles gli dedicò una Personale come “rappresentante emergente della pittura contemporanea italiana.
Se vi sia un nesso che lega questa stravagante dualità di Alberto Veronesi, più manager o artista, non è determinante – Sono così da sempre, – dice. -So solo che non vivo la orientale ed occidentale distintamente , per me, potrebbe essere un unico continente! –
Credo che in quest’ultima sua battuta stia la chiave di lettura che meglio rappresenta la sintesi di quest ’uomo. L’ unicità di Veronesi, sta nella forma di questo suo pensiero per come, con naturalezza, interpreta il senso di “insieme”tra est ed ovest, i due mondi, le due profondità spirituali e culturali, con lui si presentano più permeabili di quanto non si creda. Una semplicità d’essere, che diventa speranza nei contrapposti. “Fate dell’ interruzione un nuovo cammino, della caduta una passo di danza, della paura una scala, del sogno un ponte, del bisogno un incontro …” Dice il poeta portoghese Fernando Pessoa, e con queste parole possiamo forse riassumere che aprendo ad un’ altra via contraria ed opposta, si scoprira’ che le persone ricercano le medesime risposte, ovunque .